La capsula biodegradabile
In Inghilterra, due designer hanno realizzato una “capsula bio a forma di uovo, al cui interno viene posto il corpo in posizione fetale, che poi viene inserita nella terra. Sopra il terreno i parenti del defunto possono piantare una pianta che lentamente formerà un tutt’uno., mettendo a contato la terra e il corpo. Viene ristabilito così nel tempo il processo naturale con la stratificazione di materiale organico. Si creeranno così dei parchi urbani commemorativi che daranno una risposta green alle emergenze ambientali delle grandi città, alla esigenza di migliorare la qualità dell’aria e rallentare la perdita della biodiversità,
La speranza di diventare un “corallo”
Molto più poetico è pensare che dopo la morte il nostro corpo possa diventare un corallo.
Negli Stai Uniti si sta studiando la possibilità di unire le ceneri a colate di calcestruzzo di forma circolare con buchi che poi verranno depositate nel fondo marino. L’idea è venuta vedendo come su qualsiasi grosse strutture in fondo al mare si formavano piante marine e animali come i coralli.
Gli scopi quindi di questa inumazione “ bio” oltre alla crescita della popolazione corallina è di mantenere a lungo la” memoria “ dei defunti.
I parenti dei defunti avranno le coordinate del luogo di sepoltura.
Tutto ciò viene sottoposto a regole ben precise, per la protezione dei fondali e del parco ittico, sui costi piuttosto alti ed inoltre gli studiosi biologi avanzano delle perplessità sul reale risparmio energetico.
L’acquamazione, l’alternativa sostenibile alla cremazione
Un’altra nuova pratica funeraria “bio” è l’acquamazione consistente nella riduzione di un cadavere tramite immersione in acqua. Senza entrare nei tecnicismi del processo, i tessuti e le ossa rese molli vengono raccolte in un’apposita urna.
A differenza della cremazione è molto meno energivora ed ecologica, non rilascia fumi nell’aria e gli eventuali residui tossici possono venire recuperati.
Viene praticata in alcuni luoghi dell’Australia e dell’America. Celebre il caso del premio Nobel per la pace l’Arcivescovo Desmon Tutu che ha voluto scegliere questa modalità per motivi ambientali.
… e in Italia?
La legislazione italiana non permette questa pratica, per questioni sanitarie, valori morali e religiosi che limitano le possibilità di poter utilizzare queste nuove tecniche “bio”.