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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo.

I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio.

 O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto

come ascoltare un labbro chiuso.
                Scenderemo nel gorgo muti.

Ad ispirare la poesia “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” (22 marzo 1950) è l’infelice storia d’amore di Cesare Pavese con Constance Dowling.

 Il legame tra amore e morte è cantato da molti poeti e i loro versi aprono la nostra mente e cuore.

Il pensiero della morte ci accompagna dall’età della consapevolezza; è una presenza con la quale ci dobbiamo confrontare sia direttamente, famigliarmente sia per eventi accaduti ad altri.

Venire a contatto con la morte segna il nostro percorso di maturità anche se non sempre riusciamo a capire o accettare il modo in cui lei si manifesta